Vivo in una città dove la piazza in centro si affolla esclusivamente il sabato pomeriggio , anzi direi quasi che viene invasa, travolta e soffocata da una umanità preconfezionata in serie. Tutti la stessa faccia spenta, tutti accartocciati nei vestiti più In, tutti che comunicano tra loro con la moderna metodologia facebookiana di discutere e di socializzare. Soli nel loro stare insieme, portatori di un individualismo senza velleità rivoluzionarie, un “essere per se” imposto e non vissuto, vuoto di senso. La verità è che non hanno più la capacità di scandalizzarsi, di inorridire, di emozionarsi. Ogni cosa è indifferente e tipizzata. Le uscite, come il lavoro, sono scandite da ritmi, percorsi e gesti ben ordinati ed abitudinari: i posti più di moda a seconda del gruppo-reparto di appartenenza, gli orari idonei per iniziare l’uscita-turno, e l’abbigliamento consono ad ogni luogo- settore da frequentare: “eccoli tutti soggiogati dalla 626 per manovali del tempo libero!(riccardo r.)”
Idee poche e standardizzate in slogan da manifesti elettorali, tra cui si sceglie quello più adatto alla situazione del momento. In questo periodo, ad esempio, va tanto di moda sottolineare il proprio rifiuto a solidarizzare con gli immigrati ed allora volano frasi tipo”tornate a casa vostra”, “puzzate”, “marocchini di merda”(anche se si tratta di indiani!) o, dalle frange piu colte(!) ,si puo sentire anche ” vogliamo l’immigrazione controllata”, “no al voto agli immigrati” e “se avessi una pistola…”
Io vivo in questa realtà urbana in cui mi aggiro in punta di piedi, sperando sempre di non ritornare a casa con la stessa voglia di piangere e vomitare, con lo stesso disgusto per la banalità dilagante, per la stupidità, ormai endemica di questa città. Sogno ancora(e qualche volta è capitato) di incontrare, barcollando per le viuzze di questo posto infame, qualche cervello pensante, qualche anima anomala che in quattro e quattrotto ti snocciola due o tre considerazioni fantastiche in grado di ridarti il coraggio di organizzarsi, di farsi sentire, di credere ancora in questa umanità disumanizzata, irrimediabilmente votata all’indifferenza , un’ umanità senza memoria.
ecce homo
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Quoto. I giovani imperiesi sono molto superficiali e seguono delle inutili mode (dimostrando la loro pochezza e la mancanza di veri valori). Ormai è da anni che vivo in questa realtà, e mi sento come un pesce fuor d’acqua, ma mi sono dovuto abituare a questa triste situazione. C’est la vie.